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Confartigianato: a Roma l’assemblea nazionale. Le “dieci palle al piede” per chi vuole fare business

Giorgio Merletti, Sergio Mattarella e Agostino Bonomo

Nutrita e qualificata la delegazione di dirigenti artigiani delle associazioni/unioni provinciali di Confartigianato Imprese Veneto a Roma oggi per l’Assemblea nazionale di Confartigianato che, quest’anno, celebra il 70 anniversario della sua costituzione alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Oltre sessanta i rappresentanti del Veneto, con i massimi vertici presenti a partire dal presidente regionale Luigi Curto, dal vicepresidente nazionale Agostino Bonomo (presidente di Confartigianato Vicenza), dal componente di Giunta nazionale Mario Pozza e dai presidenti provinciali di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso e Verona.
“Le nostre ragioni – ha spiegato Curto – sono state incisivamente sintetizzate dallo studio confederale che fa emergere i dieci punti deboli dell’Italia che arranca, a partire dalla pressione fiscale, ai tempi di pagamento, dalla durata dei processi alla burocrazia asfissiante e così via. “10 palle al piede” dell’impresa. Dieci macigni che rallentano il passo e tolgono competitività agli imprenditori italiani”.
Eccole nel dettaglio:

  1. Le tasse. La zavorra più pesante per l’economia italiana e, soprattutto, per le micro e piccole imprese. L’Italia, in Europa, ha guadagnato solo una posizione passando dalla 138 alla 137: entusiasmarsi è troppo, visto che le posizioni in totale sono 189. C’è ancora molto da fare.
  2. Il divario digitale. Ancora pochi gli utenti che dialogano online con la Pubblica Amministrazione: in Europa il valore medio è del 36,2% mentre da noi ci si assesta su un 20,3%. In un mercato che si sta spostando velocemente sulla rete e che dalla rete riceve stimoli e contatti, il dato fa riflettere.
  3. La durata dei processi. Se ne parla da anni e da anni non si fa niente: 1.120 sono i giorni che ci vogliono in Italia per risolvere una disputa commerciale (quasi quattro anni); in Europa in 543 giorni si risolve tutto.
  4. I pagamenti della PA. Ci risiamo: accanto ad Enti virtuosi che sono in grado di restare all’interno dei limiti di legge fissati a 30 giorni (60 per la Sanità), ce ne sono altri che deviano significativamente da questo limite. Così in Italia i tempi di pagamento della PA sono sui 131 giorni contro i 51 europei. Un ritardo che, purtroppo, si riflette anche sui tempi di pagamento tra le stesse imprese: 80 giorni italiani invece dei 39 della UE.
  5. Il costo dell’energia elettrica. Da noi è il 29,8% in più rispetto a quello europeo. Un fardello aggiuntivo di circa un terzo sui settori manifatturieri energivori.
  6. Opere pubbliche insufficienti. Le infrastrutture, Confartigianato lo ha sempre sottolineato, sono una leva fondamentale per la competitività delle imprese. L’82% degli imprenditori italiani, secondo un’analisi della Commissione Europea, considera questa insufficienza infrastrutturale come un serio problema contro il 46% degli europei.
  7. Corruzione. Un pericolo mortale: così la definisce il 60% degli imprenditori intervistati da Confartigianato.
  8. Burocrazia. Se a tutto questo ci aggiungiamo le code infinite per timbri, permessi e autorizzazioni – costo di tempo e di denaro – il livello di competitività cade. Questo è un “peso insormontabile” per l’86% degli imprenditori. Solo in Francia (89%) e Grecia (95%) la delusione aumenta. “Semplificare la semplificazione” è il leit motiv di Confartigianato: attuare le leggi che già esistono ed eliminare quelle inutili, questo dev’essere l’impegno per il prossimo futuro.
  9. Qualità dei servizi scarsa. Solo il 39% dei cittadini (il 22% in meno della media europea) è soddisfatto dei servizi pubblici.
  10. Tariffe troppo alte e in continuo aumento. La causa di questa inefficienza è data dalle tariffe sempre in crescita dei servizi: solo per acqua, rifiuti e trasporti il rincaro registrato è del 22%, quasi doppio a quello europeo

“Il risultato di queste “10 palle al piede” -conclude il Presidente Curto- è la difficoltà del fare impresa in Italia: siamo in 65 esima posizione dopo averne recuperate 20. L’obiettivo del Governo deve essere quello di recuperarne almeno 50 entro il 2018”.