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“Monte Grappa. L’epopea di un anno”: il 4 novembre si presenta l’ottavo volume della collana storica sulla Grande Guerra promossa da Fondazione Monte di Pietà e Confartigianato Vicenza

Particolare dela copertina

Martedì 4 novembre, al Centro Congressi Confartigianato di via Fermi a Vicenza, verrà presentato (ore 18, ingresso libero) l’ottavo volume della collana di pubblicazioni memorialistiche sulla Grande Guerra promossa da Fondazione Monte di Pietà e dalla stessa Confartigianato.

Intitolato “Monte Grappa. L’epopea di un anno”, il libro è curato ancora una volta dagli storici Mauro Passarin e Paolo Pozzato e prosegue lungo il filone – intrapreso negli scorsi anni con il Pasubio e l’Altopiano – di opere legate ai siti del Vicentino interessati dalla realizzazione dell’Ecomuseo della Grande Guerra.
Oltre agli interventi degli autori e dei promotori della pubblicazione, l’incontro si avvarrà degli interventi narrativi curati dall’attore e regista Pino Costalunga.
L’appuntamento è a ingresso libero, e a tutti i presenti verrà consegnata una copia dell’opera.
Ecco come Mario Nicoli e Agostino Bonomo, presidenti della Fondazione Monte di Pietà e di Confartigianato, presentano il volume: “Nella nostra collana non poteva ovviamente mancare un’opera dedicata al Grappa, e per la precisione al decisivo periodo intercorso tra il novembre del 1917 e il novembre del 1918.
Nei mesi dopo Caporetto, quel massiccio divenne il baluardo della difesa italiana, e gli esiti di ciò che vi accadde furono determinanti per la conclusione del conflitto. Oggi, nel Sacrario militare di Cima Grappa e nelle zone circostanti riposano le spoglie di migliaia e migliaia di Caduti, moltissimi rimasti ignoti: in tutta la sua cruda eloquenza, quell’imponente esercito di uomini in divisa militare non più tornati a casa ci rammenta quale immane sacrificio venne chiesto a chi combatté lassù, ci esorta a rispettarne sempre e comunque il ricordo, ci ammonisce sulla assoluta necessità che nulla del genere debba mai più ripetersi. Nelle pagine del libro, il lettore si troverà immerso in quelle drammatiche giornate, ne rivedrà ‘vivi’ i protagonisti noti e anonimi, dell’una e dell’altra parte, ne ripercorrerà i pensieri e le azioni, e sarà un modo per sottrarre quelle voci al silenzio, per impedire che su di esse cali l’oblio.
Col Moschin, il Pertica, il Tomba, il Valderoa, l’Asolone, sono toponimi entrati nella memoria collettiva, così come oggi persistono vestigia quali la Galleria Vittorio Emanuele, la Via Eroica, e tutti hanno sentito parlare della Madonnina del Grappa. Fino a qualche anno fa, nelle nostre scuole si insegnava ancora ‘La Canzone del Grappa’, uno tra i titoli più celebri legati alla storia d’Italia.
Per queste e tante altre ragioni – non ultima l’esigenza di una sempre maggiore verità circa gli eventi del passato indelebilmente legati al nostro territorio – tornare a riflettere su quella temperie è una sorta di dovere ideale nei confronti di chi ne fu coinvolto in prima persona. E se le parole ‘Monte Grappa, tu sei la mia Patria’ accompagnano l’incipit di un motivo musicale che ebbe comunque un suo ruolo morale nel 1918, al di là di ogni successivo sfruttamento retorico esse svelano in origine un sentimento autentico, purtroppo destinato a essere battezzato col sangue. Ma persino in quel testo – che, come è noto, venne concepito dal generale Emilio De Bono – c’è un accenno al vagheggiamento di un ‘forte avvenire sereno’ al quale noi, oggi, potremmo dare un nome più esplicito: il desiderio di un avvenire di pace. Quella pace che noi oggi conosciamo grazie a chi per essa lottò e si immolò”.