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Restauratori, Confartigianato fa ricorso al TAR. Il presidente regionale Finozzi: “Il Ministero mortifica una professione che invece meriterebbe la massima attenzione”

La Confartigianato nazionale ha deciso di fare ricorso al TAR, relativamente al Bando di concorso RIPAM MIBACT per funzionari restauratori, contro la pubblicazione dell’elenco di coloro i quali risultano essere in possesso del diploma conseguito presso una scuola di restauro statale di cui all’articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, senza tenere in considerazione che i requisiti per la qualifica di restauratore di Beni Culturali sono definiti dalla Legge 7/2013 di modifica dell’art.182 del D.lgs 22 gennaio 2004 n. 42 “Codice dei Beni Culturali”.

“E’ una azione necessaria a tutelare i diritti di tanti nostri soci restauratori -dichiara il vicentino Alberto Finozzi neo presidente regionale dei Restauratori di Confartigianato Imprese Veneto- di fronte ad una impropria ed inaccettabile disparità di trattamento da parte del Ministero dei Beni Culturali che di fatto privilegia il titolo di studio ad un curriculum che comprenda l’esperienza lavorativa maturata sul campo”.
“Ci opporremo in tutti i modi ad un atteggiamento del ministero dei Beni culturali che a nostro avviso -prosegue il Presidente-  non rispetta le stesse leggi dello Stato ponendo così una pesante ipoteca sul futuro dell’attività di restauratore. Una professione che invece meriterebbe la massima attenzione nel nostro Paese, depositario di un patrimonio artistico senza pari al mondo. La nostra associazione non può accettare che le norme approvate dal Parlamento siano stravolte da un provvedimento amministrativo che introduce un’impropria ed inaccettabile disparità di trattamento fra restauratori”.
Ma cosa è successo? Il 21 luglio scorso, ai fini della partecipazione al concorso pubblico per funzionari restauratori, il ministero ha pubblicato l’elenco di quanti sarebbero in possesso della qualifica di restauratore per parteciparvi: solo diplomati delle Scuole di alta formazione. Senza attendere la conclusione dell’iter di riconoscimento della qualifica di restauratore di beni culturali ancora in essere, che avrebbe dovuto concludersi il 31 luglio, e senza tenere conto degli altri titoli previsti nella Legge 7/2013, che stabilisce i necessari requisiti professionali per diventare restauratore, tra cui ad esempio la dimostrazione dei requisiti tramite l’attività lavorativa svolta sui Beni Culturali.
“Confartigianato Restauro, -ricorda Finozzi- ha a lungo ma inutilmente cercato di percorrere la strada del dialogo, ma ha dovuto suo malgrado prendere atto che il MIBACT persegue orientamenti diversi, ampiamente dimostrati con l’emanazione degli ultimi provvedimenti che Confartigianato ritiene lesivi degli interessi della gran parte dei restauratori. Professionisti del restauro, che da decenni lavorano con competenze assolutamente specialistiche in ambito  nazionale ed internazionale. Ci sono tra le nostre aziende professionalità che il mondo c’invidia, e che attendono da tempo il riconoscimento della qualifica di restauratore di beni culturali, ma delle quali evidentemente il Ministero dei Beni Culturali sembra ingiustamente snobbare”.
Ennesima conferma ai dubbi dell’Associazione sul fatto che sia stata pensata una corsia preferenziale per i diplomati presso le scuole di restauro statale, arriva anche dalla comunicazione del Ministero dell’ulteriore proroga dei lavori di analisi delle domande di qualifica dei restauratori al 30 Giugno 2017. “Di fatto -conclude Finozzi- questo significa, oltre ad un’attesa estenuante per essere riconosciuti restauratori, passare in secondo piano per tutte le amministrazioni pubbliche e per le stazioni appaltanti private, che privilegeranno gli elenchi già pubblicati ad hoc e i neo laureati”.