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Internet delle cose (IoT) cresce del 20,4% all’anno, fino al 5,4% del PIL nel 2020. Veller (Ict): nei settori interessati in regione 87mila imprese artigiane

Il suo acronimo è IoT, la sua traduzione è “futuro”. Stiamo parlando dell’Internet of Things, ovvero Internet delle cose. Un fenomeno erroneamente considerato di nicchia ma che è molto meno lontano dal nostro quotidiano di quanto possiamo immaginare. 

 

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Ad esempio molti di noi hanno già in casa i contatori intelligenti per la misura dei consumi (gas ed elettricità in primis) ma anche cose più personali come i termostati, gli orologi o braccialetti connessi. Anche se sono ancora in pochi a rendersene conto, gli analisti di settore parlano degli IoT alla stregua di un fenomeno dirompente, con margini di sviluppo enormi nei prossimi anni.
“Il lavoro artigiano è fortemente coerente con la metamorfosi del sistema produttivo determinata dalla connettività degli oggetti –afferma Cristian Veller Presidente regionale veneto delle imprese ICT di Confartigianato-. In particolare vi sono alcuni ambiti settoriali che rappresentano gli assi portanti dello sviluppo dell’economia dell’IoT quali il settore manifatturiero, il trasporto e la logistica, l’autoriparazione e l’impiantistica interessata dallo sviluppo della domotica. In questi comparti maggiormente interessati dallo sviluppo dello IoT operano in Veneto ben 86.633 imprese artigiane, ben oltre il 10% di quelle italiane  (800.305) con 266.300 addetti (2.077.433 quelli a livello nazionale)  che rappresentano il 73,6% dell’occupazione dell’artigianato; nei settori IoT oriented, sempre in Veneto  operano 104mila 462 micro e piccole imprese con meno di 20 addetti”.
Le tecnologie digitali determinano profonde trasformazioni dei prodotti, dei processi produttivi e dei modelli di business con cui le imprese di relazionano con il mercato. Nell’ambito delle tecnologie digitali una specifica rilevanza è data dall’Internet delle cose  caratterizzata da prodotti che scambiano in modo autonomo informazioni con gli oggetti circostanti, modificando le proprie prestazioni in relazione alle informazioni scambiate. Secondo le valutazioni di un rapporto commissionato dalla Commissione europea – Definition of a Research and Innovation Policy Leveraging Cloud Computing and IoT Combination – che considera i tassi di sviluppo dell’IoT in funzione del tasso di crescita del PIL, investimenti in ICT, utilizzo di internet e politiche economiche di supporto, nell’Ue a 28, in uno scenario di base, i ricavi di Iot sono valutati nel 2020 in 1.181,6 miliardi di euro, il 7,0% del PIL dell’Unione, con un numero di connessioni IoT che salirà da 1,8 miliardi nel 2013 a circa 6 miliardi nel 2020.
Anche per l’Italia – nonostante il set di indicatori utilizzati per in nostro Paese sia generalmente meno performante rispetto alla media Ue – la crescita sarà tumultuosa e tra il 2014 e il 2020 i ricavi di IoT triplicheranno in valore (+205%). Sulla base del trend di crescita basato sulle ultime proiezioni del Fondo Monetario Internazionale si evidenzia che in Italia il valore dell’IoT passerà dal 2,0% del PIL nel 2014 al 5,4% nel 2020: in questo arco di tempo il mercato degli oggetti connessi in rete nel nostro Paese salirà ad un tasso medio annuale del 20,4%.
“Interessante è anche l’evoluzione sul lato dei fattori abilitanti della domanda di beni e servizi connessi con IoT –osserva Veller-. Come la crescita delle famiglie con una connessione in banda larga che in Italia è passata in 5 anni (2010/2015) dal 41,0% al 64,4%, pari a 16.295.000 famiglie connesse. Valore che nel nostro Veneto è superiore alla media nazionale ed è pari al 66,5%. Il contributo più rilevante alla diffusione della banda larga è fornito dalle tecnologie mobili: mentre rimane stabile la quota di famiglie venete che accedono al web esclusivamente mediante banda larga fissa – circa una su tre, il 30,8% – crescono le quote di famiglie con solo banda larga mobile arrivate al 22,3% – o che dispongono di entrambe le modalità di accesso, il 13%”.