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OCCUPAZIONE: NEL II° SEMESTRE 2010 ANCORA GIÙ NELL’ARTIGIANATO VENETO, MA C’È L’INVERSIONE DI TENDENZA

Giuseppe Sbalchiero, presidente Confartigianato del VenetoLe imprese artigiane del veneto “fiutano” la ripresa e sul fronte occupazionale arrivano le prime timide buone notizie. Siamo ancora in terreno negativo ma c’è un miglioramento che lascia ben sperare per il prossimo futuro.

Il calo occupazionale  nella seconda parte del 2010 si è infatti ridotto a meno di un quarto di quanto fatto registrare solo dodici mesi fa. A fotografare la situazione occupazionale nelle imprese artigiane è la 25° indagine congiunturale sull’artigianato veneto, realizzata dalla Confartigianato regionale, in collaborazione con BS consulting, che elabora semestralmente oltre 50mila cedolini paga.
Nel secondo semestre del 2010 l’occupazione nelle imprese artigiane venete è calata dell’1,3%, invertendo la tendenza preoccupante avviatasi nel secondo semestre 2008, quando il calo era stato del -3,2%, divenuto -4,4% e -5,2% nel corso dei due semestri del 2009.
«Anche lasciata sola, l’impresa artigiana svolge come sempre il suo compito – commenta Giuseppe Sbalchiero, presidente regionale della Confartigianato del Veneto -. Ma non è sufficiente, tocca alla Politica ora mettere sul piatto l’”integratore” necessario a consolidare lo sviluppo. Servono semplificazione, riforme strutturali, sostegno all’impresa diffusa e servono subito».

Tornando ai dati degli ultimi sei mesi 2010, la flessione è stata particolarmente pesante per il comparto delle costruzioni (meno 3,3%), mentre è stata contenuta nel manifatturiero (meno 1,0); il terziario invece ha registrato un leggero incremento di addetti (più 0,2%).
Il calo della seconda parte dell’anno scorso si somma al -2,0% del primo semestre 2010, ed è il sesto risultato semestrale consecutivo con il segno meno.

Il settore che ha chiuso l’anno con la peggiore performance è stato l’edilizia, in crisi ormai da un paio d’anni: il calo occupazionale è stato di 5,9 punti, nettamente superiore alla diminuzione delle imprese attive (meno 0,9%). Ad attenuare il risultato negativo del comparto c’è l’andamento dell’ impiantistica, che ha mantenuto gli addetti del semestre precedente.
Andamento fortemente negativo anche per altri due settori, entrambi del manifatturiero: le manifatture varie hanno chiuso il secondo semestre con un calo di 5,1 punti, e il legno ha avuto una contrazione di 4,7 punti. Segno meno (-3,3%) anche per il tessile- abbigliamento-calzaturiero
Andamento positivo, invece, per altri settori importanti. Meccanica, più 0,5%, trasporti, più 2,9%, alimentari, più 4,2%.
«Più luci che ombre quindi, soprattutto nell’ultima parte dell’anno. Ma il saldo negativo resta, in tutta la sua evidenza. Nel secondo semestre abbiamo perso più di due mila posti di lavoro, nell’artigianato – conclude Sbalchiero – È evidente che le difficoltà di alcune realtà, dall’edilizia al tessile, segnano pesantemente tutto il comparto, al cui interno sono in controtendenza l’alimentare e le aziende che esportano. Occorre che la tendenza alla ripresa venga sostenuta, per accelerarla e consolidarla, lavorando assieme, con particolare riferimento a Governo e Regione».
Il calo percentuale ha riguardato allo stesso modo dipendenti maschi e femmine. Ma ha colpito pesantemente, invece, le fasce di dipendenti più giovani: -25,6% gli occupati fino a 18 anni, meno 7,1% quelli tra i 19 e i 29 anni, meno 0,4% quelli sotto i 50 anni. A crescere solo la fascia di dipendenti anziani, oltre i 50: più 10,6%.
Ancora, il calo dell’occupazione ha colpito di più i lavoratori stranieri che quelli italiani: -2,7% i primi, -1,0% i secondi.