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F-Gas: anche i Carrozzieri di Confartigianato Vicenza chiedono di rivedere una burocrazia inutile e costosa, che la stessa U.E. non prevede

Roberto Cazzaro

La burocrazia italiana, accusa Confartigianato Vicenza, fa nuove “vittime” tra gli imprenditori: stavolta, a rimanere intrappolati nella rete di inutili costi e complicazioni sono gli installatori d’impianti e gli autoriparatori.

Il problema nasce dal decreto che disciplina il trattamento dei gas fluorurati a effetto serra e che costringe ora le aziende a una trafila di adempimenti per poter operare su apparecchiature di uso domestico e industriale contenenti i cosiddetti F-gas (pompe di calore, gruppi frigoriferi, condizionatori d’aria, lavatrici industriali, climatizzatori in abitazioni e su auto).
All’allarme già lanciato dagli Impiantisti ora segue quello dei Carrozzieri: per Roberto Cazzaro, presidente provinciale di categoria in seno a Confartigianato Vicenza, “quello degli F-gas è un altro Sistri, ovvero l’ennesimo mostro burocratico tanto inutile quanto costoso per gli imprenditori”.
“Ancora una volta – prosegue Cazzaro – il Ministero dell’Ambiente ha recepito in maniera restrittiva e complessa le indicazioni di un regolamento europeo del 2006. Risultato: un aggravio di oneri e di pastoie burocratiche. Per poter lavorare, infatti, gli imprenditori devono iscriversi al Registro Nazionale dei Gas Fluorurati al fine di ottenere l’attestato che li abilita a operare sugli impianti. Un obbligo tutto italiano, caso unico nell’UE. A oggi, sono certificate il 66% delle persone e il 29% delle imprese, mentre dal Ministero è già arrivata la minaccia di controlli e pesanti sanzioni agli operatori”.
Anche i Carrozzieri dunque, unendosi a quanto già chiesto dagli Installatori, chiedono modifiche per snellire gli adempimenti e tagliare i costi a carico delle aziende: “L’occasione per correggere quanto imposto – spiega Cazzaro – è offerta dal nuovo regolamento europeo 2014 sui gas fluorurati a effetto serra in vigore dal 1° gennaio, che ancora una volta ribadisce l’inutilità delle certificazioni aggiuntive previste in Italia. Si tratta – conclude il presidente – di riscrivere norme ‘a misura d’Europa’ perché, una volta tanto, l’UE non ci chiede questa assurda e costosa burocrazia che non serve alle imprese, non garantisce migliori interventi e non riduce le emissioni di F-gas, ma riesce soltanto a ‘fare cassa’ sulle spalle degli imprenditori”.