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Estetica e attrezzature elettromeccaniche. Ferron: “Uno Stato schizofrenico che si accanisce contro il lavoro regolare e latita nella lotta all’abusivismo”

Depilazione laser. Foto di Justin Nugent

Un moderno Don Chisciotte contro i mulini a vento. Si sente così la categoria dell’estetica artigiana in riferimento alla battaglia in atto da oltre 27 anni in tema di decreto sulle macchine per la depilazione laser o per il dimagrimento a ultrasuoni.

“Siamo di fronte ad uno Stato schizofrenico che, da un lato si accanisce contro coloro che operano in modo regolare, danno lavoro e creano ricchezza per il Paese e, dall’altro guarda inerme, quasi con accondiscendenza, ad un fenomeno dilagante di abusivismo e lavoro nero che mina l’economia ed espone a rischi sanitari anche gravi la clientela”. E’ durissima la posizione di Valeria Sylvia Ferron, Presidente regionale veneta delle imprese di estetica di Confartigianato alla notizia che potrebbe riaprirsi a breve davanti al Consiglio di Stato la telenovela del braccio di ferro tra categoria e Ministeri -Salute e Attività Produttive- sulla mancata approvazione del decreto per regolamentare l’uso delle macchine per la depilazione laser o per il dimagrimento a ultrasuoni che avrebbe dovuto vedere la luce entro 120 giorni dal 5 gennaio 1990, data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge numero 1 di «Disciplina dell’attività di estetista».
“Siamo molto preoccupati -spiega la Presidente- soprattutto per la confusione che continua ad esserci su questo argomento che rischia di esporre a sanzioni imprenditori onesti”. Da qui l’appello alla categoria: “fate attenzione a non cadere nelle trappole. Le regole del gioco vanno cambiate tramite la concertazione e il dialogo con i Ministeri competenti -cosa che stiamo perseguendo come Confartigianato-, e non a colpi di ricorsi giudiziari -come pensano altre organizzazioni-. Non si creda pertanto che il Decreto 206/2015 -che propone vincoli e limiti all’utilizzo delle attrezzature- non abbia vigore: lavoreremo al contrario per portare i dovuti aggiustamenti e far valere le necessità del nostro settore che merita di essere riconosciuto per tutta la professionalità che esprime”.
“Come Confartigianato -prosegue Ferron-, ci sentiamo di dire che non è annullando il Decreto che miglioriamo la nostra situazione: le regole servono severe e soprattutto serve farle rispettare. Il dito va puntato contro l’esercito di abusivi, attività irregolari ed esercizi di altro genere che praticano attività di estetica senza averne licenza: sono questi il vero danno di immagine ed economico alla nostra professione. L’abusivismo registra incrementi allarmanti. La percentuale arriva a sfiorare l’80%, con punte maggiormente elevate nelle grandi città. Da una nostra elaborazione delle stime Censis sul fenomeno, emerge che solo in Regione Veneto operano circa 10mila tra acconciatori e centri estetici abusivi del tutto o in parte (come i centri a conduzione cinese che nascondono quasi sempre offerte a luci rosse). Facendo una stima molto bassa sull’attività che questi possono erogare si giunge ad un giro d’affari, per la nostra Regione, di circa 200 milioni di euro! Immaginabile il danno erariale e la beffa per tutto il comparto legale, che ne viene umiliato”.
“È incredibile -conclude Ferron- che ci si permetta di lasciare nell’incertezza ed indifeso un settore che conta, solo nella nostra Regione, 3.205 aziende e quasi 10 mila addetti per giunta in forte crescita nonostante tutto. +5,4% negli ultimi 12 mesi (da giugno 2015 allo stesso periodo del 2016), pari a un saldo positivo di 165 imprese con punte di eccellenza nel veronese (+9,6%) e a Treviso +5,8%”.