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Pane fresco “per decreto”: in Veneto c’è già una norma che lo definisce a tutela dei consumatori e dei panificatori

Durante una recente audizione alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati si è discusso di come permettere al consumatore di riconoscere, e quindi scegliere, il vero pane fresco artigianale.

Sul tavolo ci sono due proposte di decreto, ma il punto fondamentale è che occorre far chiarezza sulle differenze tra il prodotto “fresco di giornata” e quello “sfornato” anche al momento, come avviene nei supermercati, ma su basi surgelate magari provenienti dall’estero.
A livello nazionale, infatti, esiste sul tema un vuoto legislativo che si trascina da dieci anni, poiché la legge Bersani sulle liberalizzazioni prevedeva la distinzione tra pane fresco e non, ma non venne mai emanato il decreto applicativo.
“I testi sono condivisibili – commenta Ruggero Garlani, presidente dei Panificatori di Confartigianato Vicenza -: ben venga la distinzione tra i vari tipi di pane, per far capire l’importanza dell’arte artigiana dei fornai che vuole processi di lievitazione ben diversi. Una norma indispensabile, che andrebbe anche a tutela dei cittadini e della tipicità del prodotto artigianale italiano”.
“In Veneto – precisa ancora Garlani- ci siamo mossi da tempo: la legge regionale 36 del 2013 è stata infatti emanata per tutelare il prodotto artigianale di qualità, mettendo nelle condizioni il consumatore di riconoscerlo rispetto al pane congelato o di provenienza estera. Si definisce quindi ‘pane fresco’ unicamente il prodotto lavorato e venduto nella stessa giornata in cui è stato completato il processo produttivo, escludendo la possibilità di congelamento dell’impasto”.
“Il pane – conclude perciò Garlani – rappresenta un bene fondamentale della piramide alimentare: disciplinarne gli aspetti produttivi, nonché alcuni requisiti identificativi degli esercizi di vendita, significa fornire al consumatore una ulteriore garanzia. Tutti dobbiamo essere in grado di capire se si sta acquistando un prodotto lavorato ‘realmente’ fresco, o un prodotto che è stato semplicemente cotto nel punto vendita. Ma è anche necessario che il consumatore possa sapere se e quando sta acquistando in un ‘vero’ panificio, cioè in una bottega tradizionale che il pane lo produce nell’arco della giornata con un procedimento unico e continuo, dalla formazione dell’impasto di sfarinati, lievito, sale e acqua alla cottura in forno, fino alla vendita immediata. Un processo che richiede lunga professionalità e tanto impegno, non solo un forno da cottura”.

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