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IL VENETO NELLA TOP 30 DELLE REGIONI EUROPEE MANIFATTURIERE

Curto: “Un motivo in più per puntare tutto sulle nostre produzioni. “Made in” e tracciabilità devono diventare obiettivo primario di Governo e Regione”

Tra le prime 30 regioni europee medio-grandi (si tratta di 175 regioni con almeno mezzo milione di occupati), il Veneto, con il 28,4% dell’occupazione manifatturiera, si posiziona al 16° posto. Seconda regione italiana dopo le Marche, 13° con il 30,3% dell’occupazione manifatturiera e prima di Emilia Romagna al 27° posto con il 26,4% e Lombardia al 29° posto con il 26,4%. Marche e Veneto presentano una densità di lavoro nel manifatturiero che è pressoché pari dell’area di riferimento europea, la regione tedesca di Stoccarda (31,1%). Ad evidenziarlo una recente indagine dell’Ufficio studi di Confartigianato su dati Eurostat.
 
“Rimettere l’impresa al centro delle politiche nazionali e regionali”. Questa la considerazione di Luigi Curto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto di fronte a questi dati. “Scegliere l’impresa in Veneto –prosegue- vuol dire valorizzare quel modello di micro e piccola imprenditoria che ne costituisce l’ossatura produttiva. Servono però interventi mirati a valorizzare la qualità della produzione made in Italy. Chi guida il Paese deve difendere, con orgoglio e determinazione, il ‘modello Italia’. A questo proposito, la competitività della nostra manifattura sul mercato interno e internazionale va sostenuta eliminando costi e vincoli che ci penalizzano rispetto ai competitor stranieri. Purtroppo, oggi, a fronte degli sforzi e dei sacrifici compiuti dai nostri imprenditori, continuiamo a non vedere cambiamenti nelle condizioni di contesto per agganciare la ripresa. Anzi. In tema di fisco, burocrazia, credito, servizi pubblici, si moltiplicano gli oneri e i vincoli sulle spalle degli imprenditori”.
 
In questo momento, le fasi di ripresa del ciclo economico sono sostenute dal settore manifatturiero che, più di altri settori, compensa la stagnazione della domanda interne intercettando i flussi di domanda estera; in particolare il manifatturiero italiano può contare su un asset caratterizzante, dato dal suo articolato e flessibile sistema di micro e piccole imprese. A tal proposito è utile ricordare le recenti buone performance dei settori di MPI sui mercati esteri, mentre persistono ancora incertezza sul fronte dei livelli di produzione.
L’Italia è il primo Paese europeo per numero di occupati nel settore manifatturiero in micro e piccole imprese (MPI) fino a 20 addetti.
Secondo la comparazione su dati Eurostat queste MPI manifatturiere in Italia occupano 1.503.515 addetti, pari al 22,8% del totale UE, davanti alla Germania con 1.062.897 addetti, alla Francia con 624.868 addetti, alla Spagna con 562.276 addetti e alla Polonia con 489.350 addetti. L’occupazione nelle micro e piccole imprese manifatturiere fino a 20 addetti nella sola Italia è pari a quella delle imprese di analoga dimensione presente nel totale dei minori 18 Paesi europei.
Tra i maggiori Paesi europei l’Italia presenta la più alta quota di occupati in micro e piccole imprese con meno di 20 addetti (39,1%), davanti a Spagna (31,1%), Francia (20,6%), Regno Unito (17,2%) e Germania (14,8%).
Il valore artigiano caratterizza i modi di produrre e organizzare l’impresa manifatturiera in modo esteso, superando vecchi limiti di forma di impresa, dimensione e settore: nel contesto italiano di manifattura caratterizzata dalla presenza di micro e piccole imprese – le imprese manifatturiere con meno di 20 addetti sono il 92,8% del totale delle imprese manifatturiere e, come abbiamo visto, danno lavoro a 1.503.515 addetti pari al 39,1% degli occupati del totale delle imprese manifatturiere – le imprese artigiane manifatturiere registrate al I trimestre 2015 sono 321.237 con 971.689 addetti, che rappresentano un quarto (26,0%) degli occupati dell’intero Manifatturiero e due terzi (64,8%) degli occupati in micro e piccole imprese manifatturiere fino a 20 addetti.